Il neorealismo è la corrente cinematografica che ha fatto conoscere il cinema italiano in tutto il mondo. Si tratta di film girati subito dopo la guerra e caratterizzati da temi strettamente connessi con i problemi della ricostruzione materiale e morale dell’Italia. Proprio per questa estrema aderenza alla realtà a tale produzione è stato dato il nome di “neorealismo”: tale definizione è appropriata non solo dal punto di vista tematico ma anche linguistico.
L’uso del dialetto e delle varietà colloquiali della lingua non era una novità nonostante le ristrettive politiche linguistiche del Fascismo. Il neorealismo però non si limita a sfruttare l’effetto comico e caricaturale che il dialetto suscita sullo schermo ma trasforma l’uso delle forme più umili e colloquiali della lingua in funzione politica: il dialetto è il mezzo con cui si intende rappresentare un mondo e un’epoca.
Umberto D., diretto da Vittorio De Sica e sceneggiato da Cesare Zavattini, è uno dei film più significativi del neorealismo e affronta i temi della vecchiaia e della solitudine. Il protagonista di questa semplice e cruda storia è un anziano funzionario statale che fa fronte ala propria miseria materiale con grande dignità. Vive in una modesta camera in affitto e il suo unico affetto è il cane Flik. La difficile situazione economica e il suo carattere schivo e orgoglioso lo spingono ad isolarsi sempre di più dal mondo. Dopo un ricovero in ospedale pensa addirittura di buttarsi sotto un treno per non essere più di peso a nessuno, ma qualcosa lo distoglie da questo pensiero. La vita, in fondo, riserva ancora qualche speranza e Umberto D. continuerà ad affrontare con dignità il proprio destino.
Il drammatico realismo con cui vene narrata la vicenda suscitò non poche critiche, come già era successo per un altro capolavoro, Ladri di biciclette.
Il film verrà proiettato nella Sala Polifunzionale dell’Istituto Italiano di Cultura lunedì 30 ottobre alle ore 19 con sottotitoli in italiano.